RAZZISMO IN ITALIA

Nonostante sia impossibile, o quanto meno estremamente arduo, applicare alla specie umana una classificazione per razze, il regime fascista, come già si è ricordato, arrivò nel 1938 alla promulgazione delle Leggi razziali. Su questa decisione di Mussolini avrà certamente influito il legame sempre più stretto con Hitler e l'intento di compiacere il neo alleato, ma questa non può e non deve essere l'unica spiegazione dell'approvazione di una legislazione razzista. Le prime avvisaglie della diffusione di idee discriminatorie si erano avute già nel 1937: in una legge promulgata in quell'anno, infatti, lo Stato dichiarava perseguibili con una reclusione da uno a cinque anni i matrimoni tra italiani e sudditi delle colonie dell'Africa orientale. Sarebbe comunque riduttivo sostenere che idee di questo tipo nacquero e si svilupparono tra gli italiani solo nel Ventennio: le Leggi razziali fasciste furono forse il risultato di una lunga serie di pregiudizi inculcati nelle coscienze degli italiani. Se nel 1848 un esponente della dinastia dei Savoia, Carlo Alberto, sull'onda degli entusiasmi liberali, restituiva piena libertà di culto, nel Regno di Sardegna, ad ebrei e valdesi, esattamente novant'anni dopo un altro esponente della stessa famiglia, il re d'Italia Vittorio Emanuele III, avallava con la sua firma la discriminazione degli israeliti1.

Nonostante tutto, la popolazione italiana seguì con perplessa preoccupazione l'introduzione dei provvedimenti discriminatori nei confronti degli ebrei, anche perché, non intravedeva elementi tali da giustificarli. Ciò non significa che gli italiani furono estranei alle persecuzioni; certamente molti si impegnarono, anche sul piano personale e consapevoli dei rischi, a rendere meno dura quella condizione e salvarono tanti ebrei destinati alla deportazione. Nell'operato eroico dei tanti italiani che si opposero, anche a rischio della loro stessa vita, alle disposizioni presenti nelle Leggi razziali e successivamente alla deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, si può leggere una sorta di assunzione di responsabilità del popolo per non aver capito e contrastato sin dall'inizio l'indirizzo preso dal fascismo.

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