PAPA PIO XII


Papa Pio XII, Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli e detto il "Pastore Angelico" (Roma, 2 marzo 1876 - Castel Gandolfo, 9 ottobre 1958), è stato il 260° papa della Chiesa cattolica. Nel 2009, a conclusione della seconda fase di beatificazione, ha ricevuto il titolo di venerabile, che ne attesta l'eroicità delle virtù per la Chiesa.

DURANTE LA GUERRA

Eletto in un periodo di grandi tensioni internazionali, con il regime nazista che iniziava ad occupare molti territori europei, il Papa tentò invano di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative fra cui la più famosa è il discorso alla radio del 24 agosto 1939 in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra". Tuttavia le sue parole furono inutili. Il 1° settembre, la Germania invase la Polonia e il 3 Francia e Regno Unito risposero all'attacco: era l'inizio della seconda guerra mondiale. Papa Pacelli tentò con altri appelli di far cessare le ostilità, organizzò aiuti alle popolazioni colpite e creò l'ufficio informazioni sui prigionieri e sui dispersi. Cercò, inoltre, di distogliere il fascismo dall'idea di far entrare in guerra l'Italia, ma, nonostante ciò, il 10 giugno del 1940 anche l'Italia entrò in guerra. Nel 1942, nel tentativo di fermare la guerra, appoggiò l'operazione "Orchestra Nera", ideata da dissidenti nazisti, esponenti democratici, sacerdoti cattolici, pastori protestanti con l'obiettivo di assassinare Hitler e fermare la guerra. Pio XII si fece garante presso gli Alleati e chiese loro di sostenere l'Orchestra Nera. Tuttavia i britannici non appoggiarono l'operazione e questa naufragò. Una delle accuse più gravi che si rivolgono a Pio XII è di non aver mai condannato le deportazioni degli Ebrei nei campi di concentramento, di cui era forse a conoscenza nè di essersi impegnato per fermarle. Tale accusa, emersa solo dopo molti anni dagli eventi, ha però il vizio di essere sostenuta solo da esponenti anticattolici e anticlericali. In effetti, secondo stime indipendenti e ampiamente documentate da numerosissime testimonianze, la Chiesa cattolica durante il pontificato di Pio XII si adoperò per contrastare il genocidio ebraico, pagando anche con la vita di molti religiosi. Una stima imprecisa valuta che circa 600.000 Ebrei siano stati salvati dall'Olocausto, un risultato di gran lunga a quello ottenuto da altre organizzazioni umanitarie e chiese cristiane messe insieme; questo grazie all'opera nascosta di sacerdoti, frati, suore, laici, i quali operarono sicuramente con la benedizione segreta di papa Pio XII. Si ricordi che i futuri papi Roncalli, Luciani e Wojtyla salvarono e nascosero ai Tedeschi gruppi e famiglie ebraiche. Papa Pacelli stesso offrì rifugio a numerosi Ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane. La controversia sul ruolo di Pio XII durante le persecuzioni naziste nei confronti degli Ebrei è, comunque, tuttora lungi dall'essere chiusa: lo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce «ambiguo» il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei. A seguito di una formale richiesta di modifica di tale didascalia, nel 2006 i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII, a condizione che ai propri ricercatori venisse concesso di poter accedere agli archivi storici del Vaticano; tale permesso non fu mai accordato. Durante l'occupazione nazista dell'Italia, dopo l'8 settembre, Papa Pacelli offrì asilo politico presso la Santa Sede a molti esponenti politici antifascisti, tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi al fatto che la Città del Vaticano era uno Stato sovrano. Non sempre i Tedeschi rispettarono l'extraterritorialità di alcune altre aree a Roma, di pertinenza della Santa Sede: nell'inverno del 1943 i Tedeschi fecero irruzione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura dove arrestarono chi vi si era rifugiato, inoltre è stato scoperto di recente un piano segreto di Hitler che prevedeva l'occupazione del Vaticano e l'arresto di Pio XII, il quale, secondo il dittatore nazista, ostacolava i piani della Germania. A questo proposito, per evitare che Hitler tenesse prigioniero il Papa, Pacelli preparò una lettera di dimissioni da utilizzare in caso di propria cattura, dando istruzioni di tenere un successivo Conclave a Lisbona. Nel 1943, quando i Tedeschi imposero agli Ebrei romani di versare oro in cambio di una effimera e temporanea salvezza, il Vaticano contribuì fornendo 20 dei 50 chili d'oro richiesti. Secondo molti storici, i Tedeschi avrebbero poi organizzato il ratto del ghetto di Roma proprio come affronto a Papa Pacelli. Il 4 giugno 1944, dopo la liberazione, ricevette in Vaticano i soldati alleati. La domenica successiva i Romani si recarono in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa che, di fatto, era l'unica autorità rimasta nella capitale dopo l'8 settembre.

IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE

Il 18 ottobre 1967, nove anni dopo la sua morte, Paolo VI ne aprì il relativo processo diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione. La causa per la beatificazione ha sollevato dubbi soprattutto all'interno della comunità ebraica, a motivo del suo silenzio sullo sterminio degli ebrei, ma anche all'interno della stessa Chiesa Cattolica. A papa Pacelli si contesta il silenzio del suo pontificato nei confronti delle deportazioni e dei crimini nazisti. Crimini di cui Pio XII era giunto a conoscenza da numerose fonti e che pero preferì tenere nascosta per salvaguardare i cattolici e il clero che gli aiutavano gli ebrei a rifugiarsi e a scappare dalle retate dei nazisti. Il 19 dicembre 2009, con un decreto firmato da papa Benedetto XVI che ne attesta le virtù eroiche, è stato proclamato venerabile. Critiche in merito sono venute dalle comunità ebraiche. Diversi rabbini hanno parlato di scelta che addolora e riscrive la storia.

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