LE FUGHE

Molti ebrei cercarono nei più svariati modi di sottrarsi alle persecuzioni nazi-fasciste. In realtà, nei primi anni della legislazione riguardante la difesa della razza (1938-1943) non furono molte le fughe dal Paese, dato che in quel periodo gli ebrei erano perseguitati da un punto di vista più psicologico e mentale che fisico. In questo periodo erano già presenti in Italia diversi campi di concentramento, ma erano principalmente destinati ad oppositori politici, slavi e zingari; solo nel periodo successivo al 1943-45, in questi lager venne detenuta anche la popolazione ebraica. Alla luce di questo cambiamento, il rapporto tra gli ebrei che decidevano di lasciare la patria alla ricerca di uno Stato che garantisse loro i diritti fondamentali per una vita dignitosa e quelli che invece restavano in Italia si invertì, tutti comunque cercavano di non farsi trovare dagli agenti dell'OVRA, alcuni tentando di attraversare le frontiere abusivamente o con documenti falsi e altri restando nascosti o sotto finto nome. Questo fenomeno era diffuso soprattutto nell'Italia del nord, dato che era ancora forte le presenza di nazisti e fascisti nella Repubblica di Salò. Coloro che riuscivano ad attraversare il confine non erano comunque completamente al sicuro: come successe anche a Liliana Segre, molti ebrei, dopo essere stati scoperti, vennero riconsegnati alle autorità italiane.

LA CLANDESTINITA'

Per gli Ebrei abitanti nel regno d'Italia era di vitale importanza, per sfuggire ai rastrellamenti della polizia segreta, cambiare la propria identità se possibile altrimenti nascondersi e darsi "alla macchia". Per la riuscita di una vita da clandestini fu essenziale l'aiuto di persone, alle volte addirittura iscritte al PNF, assumendosi i propri rischi decidevano di aiutare intere famiglie di religione ebraica che alle volte dovevano rinchiudersi in stanze segrete o addirittura nelle fogne. Uno dei personaggi di maggiore spicco fu Pio XII che, se pur contestato durante il suo processo di beatificazione, riuscì ad aiutare e nascondere diversi ebrei, fornendo identità diverse agli ebrei che chiedevano aiuto. Coloro che decidevano, impietositi dalla loro condizione, di dare aiuto ai cittadini ebrei che avevano la possibilità di nascondere rischiavano pene severe tanto quanto quelle dei cittadini di razza ebraica, nonostante questo però le persone che offrirono il loro aiuto furono innumerevoli e molte di queste vennero uccise per aver offerto riparo e rifugio ad ebrei, alle volte a causa di denunce fatte da altri cittadini, grazie a questi coraggiosi oggi possiamo ancora sentire le testimonianze di molti ebrei scampati a quel massacro.

IL BINARIO 21

Nel progetto originale della Stazione Centrale di Milano erano previsti 20 binari per il servizio passeggeri. Più tardi, si decise di utilizzare anche i binari "corti" ai lati della grande volta di acciaio e vetro, e furono numerati fino al 24. Fino a quel momento, il binario 21 era nascosto nel ventre della stazione.

Il progettista Ulisse Stacchini aveva infatti collocato un altro fascio di binari al di sotto di quello principale, destinandolo allo smistamento merci e postale: dopo aver caricato i vagoni, era possibile riportarli direttamente al piano dei binari passeggeri usando un ponte trasbordatore e poi un grosso montacarichi. E ancora, al di sotto di questi binari un terzo livello accoglieva altri servizi, una vasca di raccolta idrica grande come un lago e un inceneritore per i rifiuti. Dal binario 21 della stazione Centrale di Milano, dal dicembre 1943, cominciarono a partire i treni carichi di ebrei e di oppositori politici verso Auschwitz e altri campi di sterminio. I vagoni piombati, con il loro carico umano, venivano agganciati due piani sotto, nei sotterranei dove correva una rete di binari adibita allo smistamento del servizio postale, poi ripristinata nel dopoguerra e funzionante fino a non molti anni fa. I convogli, nascosti alla vista dei normali viaggiatori, si formavano nei cunicoli bui, spingendo a calci e bastonate i deportati sui vagoni, poi spostati in superficie tramite elevatori. Furono oltre 1500 le persone caricate a forza dai "repubblichini" al servizio dei nazisti. Gran parte di loro non tornò più.

Binario 21 - Museo Bagatti Valsecchi

Prima ancora, questo agghiacciante trasporto era stato assicurato da un'azienda di autolinee di Pavia che faceva la spola con il campo di concentramento di Bolzano e l'Austria. Una foto del tempo ritrae il conducente sorridente davanti la corriera. Per i suoi "meriti" sotto il fascismo fu anche insignito di una "benemerenza". In origine il binario 21, prima dell'inversione numerica, era il binario 1, appositamente riservato all'accoglienza dei Savoia a Milano. Fu anche allestita un'ampia ed elegante sala "Regia", decorata durante il ventennio con una svastica ancora oggi visibile tra i mosaici. Un viaggio tra i luoghi di Milano, al tempo dell'occupazione nazista, non poteva che partire da qui. Non a caso, solo pochi giorni fa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha presenziato all'inaugurazione del progetto di un memoriale sulla Shoah che sorgerà nelle viscere della stazione.

Scroll to Top