"LA VITA È BELLA"
Regista: Roberto Benigni
pubblicazione: 20 dicembre 1997
Grande successo del 1997 di Roberto Benigni, regista e interprete, qui affiancato dall'attrice Nicoletta Braschi. Vincitore di tre Oscar.
La storia è ambientata nel periodo delle persecuzioni ebree da parte dei nazifascisti. Guido Orefice, il protagonista, e Dora, la moglie, sono una giovane coppia, da cui nascerà Giosuè. Vivono i primi anni in serenità e felicità, e Guido riesce anche a esaudire il suo sogno: quello di aprire una libreria. Purtroppo questa situazione non è duratura ed è destinata a finire presto. Accadde infatti che un giorno Guido e lo zio vengono deportati in un campo di concentramento a scopi lavorativi, insieme ad altri Ebrei, tra cui anche il piccolo Giosuè, di soli cinque anni. Quando vede che la sua famiglia è costretta a soccombere alle persecuzioni che dilagano in tutto il Paese, Dora, seppur non ebrea, decide di salire volontariamente su uno di quei convogli di deportati, diretti verso i lager. La donna, una volta giunta al campo, riesce a vedere per l'ultima volta il marito. Da quel giorno, sarà infatti segregata nella zona del campo riservata alle donne, senza poter vedere nemmeno il figlio. Dal canto suo, Guido sceglie di preservare Giosuè, nascondendogli quella realtà di stenti e sofferenze che da quel giorno segneranno la loro vita per un lungo tempo. La genialità del padre sta nel fatto che inventa sempre nuove storie al bambino, descrivendo la vita nel campo quasi fosse un gioco, in cui c'è una classifica a punti e il vincitore avrebbe vinto come premio un bellissimo carro armato.
Il bambino, dunque, riesce a vivere questa terribile esperienza basandosi sui racconti fantasiosi del padre. Con il passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del "gioco".
Intanto, per Guido, continuano i lavori forzati nel campo, che spesso lo portano allo stremo delle forze. Un giorno, durante una delle tante visite mediche a cui i deportati erano sottoposti, egli incontra un medico che aveva conosciuto tempo prima, quando ancora viveva ad Arezzo, il quale gli offre la possibilità di lavorare come cameriere ad una cena per ufficiali tedeschi.
All'improvviso, durante una notte, gli ufficiali tedeschi sono costretti ad abbandonare repentinamente il campo, dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Nel caos, Guido riesce a nascondere Giosuè in una cabina, dicendogli di non uscire finchè non fosse tornato a prenderlo. Dopo aver lasciato il figlio, egli riesce a trovare dei vestiti e a camuffarsi da donna come meglio può, e va alla ricerca di Dora. Purtroppo, però, viene scoperto e brutalmente fucilato da alcune SS.
Il mattino seguente, al campo giungono gli Americani che liberano il lager; il piccolo Giosuè, che fino a quel momento non si era mosso dal nascondiglio, esce allo scoperto e viene così salvato. Il bambino viene caricato su un carro armato; egli è così convinto di aver vinto il premio del gioco al quale, dati i racconti del padre, pensava stesse partecipando.
Il film si avvia così alla conclusione, in cui si vede la marcia dei deportati liberati, e l'incontro di Dora e Giosuè, che possono così riabbracciarsi.