LA RESISTENZA
La Resistenza al fascismo in Italia può essere intesa sia come un fenomeno politico sia come Resistenza partigiana. La prima forma di Resistenza fu quella politica, che si sviluppò già nei primi anni del regime: uno dei più famosi oppositori politici del regime fascista fu Giacomo Matteotti, uno dei primi a denunciare i brogli elettorali fascisti del 1924. Il regime però si impegnò per eliminare ogni forma di opposizione con tutti i mezzi a sua disposizione: per questo gli oppositori politici del regime dovettero trasferirsi all'estero o iscriversi al Partito Fascista per evitare di essere puniti per aver manifestato le loro idee.
La più famosa forma di Resistenza è comunque quella partigiana che ebbe origine in Francia e solo in seguito si sviluppò in Italia. Alla resistenza italiana non parteciparono solo esponenti di un unico partito politico: se maggioritaria fu indubbiamente la presenza di militanti comunisti, non deve essere dimenticato l'apporto che alla lotta al nazi-fascismo portarono socialisti e democristiani. Subito dopo l'armistizio firmato a Cassibile con gli Alleati, venne istituito a Roma il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che cercò di coordinare l'azione dei partigiani; al nord vennero costituiti diversi comitati, il più famoso dei quali era il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). Inizialmente i partigiani erano pochi e male organizzati e quindi operavano attraverso azioni di disturbo e sabotaggio, successivamente, con l'aiuto degli Alleati che fornivano armi e munizioni, i partigiani conseguirono importanti successi e riuscirono anche a liberare intere città, istituendo delle repubbliche provvisorie. Alla luce di tutto ciò, si può certo affermare che l'opera condotta dai partigiani fu di fondamentale importanza per la liberazione dell'Italia.