ESPERIMENTI SUI GEMELLI

Una parte rilevante degli esperimenti svolti nei campi di concentramento era effettuata sui gemelli. 

I casi più clamorosi furono quelli di Auschwitz e Birkenau, dove operava Josef Mengele, passato alla storia proprio per le atrocità dei suoi esperimenti.  

Lavorò presso le SS come esaminatore delle "qualità razziali" dei coloni tedeschi che volevano occupare i territori dell'Est, strappati all'Unione Sovietica. In seguito ebbe modo di incontrare un suo vecchio professore, che gli propose di appoggiarlo negli studi sulla biologia dei gemelli. Era un'occasione imperdibile per la sua carriera e proprio per questo Mengele il 30 maggio 1943 si presentò al campo di concentramento di Aushwitz, pronto a prendervi servizio. 

I bambini venivano selezionati al momento dell'arrivo al campo, e venivano marchiati a fuoco come tutti gli altri prigionieri, ma con un codice speciale. Da subito, erano esaminati e misurati dalla testa alla punta dei piedi. Una caratteristica che li distingueva dagli altri deportati, era il fatto che trascorrevano alcuni giorni prima che i gemelli venissero rasati. Per prima cosa erano sottoposti ad un'accurata misurazione della testa, e ad un successivo esame completo ai raggi X, a cui seguiva l'applicazione di una cannula al naso che immetteva nei polmoni una sostanza che provocava una violenta tosse. Nei giorni successivi i bambini venivano immersi in continuazione in tini di acqua calda e poi legati a delle tavole. A questo punto i medici strappavano loro i capelli in modo da estrarne anche la radice. L'operazione veniva ripetuta finché la quantità di capelli raccolta era considerata sufficiente. Erano così rasati, depilati e nuovamente fotografati. 

I bambini venivano sottoposti ad altri innumerevoli esperimenti senza alcuna anestesia. Per questo motivo molti di loro morivano a causa dei dolori e delle pratiche sperimentate sul loro corpo. 

Quando i medici ritenevano che gli studi erano terminati, facevano ai gemelli un'iniezione al cuore che ne provocava il decesso immediato. I cadaveri venivano dissezionati e gli organi interni prelevati e inviati all'Istituto di ricerca biologico-razziale di Berlino, dove venivano analizzati, con lo scopo di riuscire a trovare una differenza sostanziale tra il sangue degli ariani e quello degli ebrei.  

Mengele seguiva anche degli studi personali, di cui ricordiamo quello delle anomalie dell'apparato visivo e, in particolare, della eterocromia, che consiste nello scolorimento dell'iride a causa di un'anomalia e comporta la colorazione chiara dell'iride di un solo occhio. Lo scopo che lo spingeva a seguire questo genere di studi era quello di poter influire sulla colorazione degli occhi, facendoli diventare azzurri. La pratica comportava l'iniezione di metilene blu direttamente nell'iride. Ovviamente, data la mancanza di una base scientifica, l'esperimento era del tutto inutile e l'unico risultato erano sofferenze e cecità. 

Mengele era anche interessato allo studio di una malattia chiamata "Noma", ovvero una cancrena al viso che colpiva soprattutto i bambini zingari, e questa particolare predisposizione lo portava a credere che fosse una conseguenza dell'appartenenza a un'altra "razza". In realtà, ciò era dovuto alle precarie condizioni alimentari, e questo spiegava il motivo per il quale i deportati contraevano questa particolare patologia nel campo. I bambini sottoposti all'attenzione di Mengele non erano curati, perciò, nell'arco di poco tempo, venivano avviati alle camere a gas.

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