GENOCIDIO CAMBOGIANO

Quello avvenuto in Cambogia è senz'altro uno dei genocidi meno noti in Occidente. Il 17 Aprile 1975 i Khmer Rossi guidati da Pol Pot prendono possesso della capitale, Phnom Penh, mettendo fine alla precedente "Repubblica dei Khmer" capeggiata dal generale Lon Nol. Prende subito piede l'ala più estremista del movimento, che intende instaurare un egualitarismo rurale attraverso lo spopolamento di tutte le città e la deportazione in "campi di rieducazione" e prigioni terrificanti dove eliminare il "nemico". Si calcola che dal 17 Aprile 1975 al dicembre 1978 siano stati sterminati circa due milioni di cambogiani che, contando che la popolazione totale si aggirava intorno ai 7,7 milioni, costituisce circa il 25% del popolo. Vittime prime del massacro furono le minoranze vietnamita, cinese e musulmana cham. Inoltre, chiunque avesse una laurea, parlasse qualche lingua straniera o esercitasse una libera professione (medico, avvocato...quindi "borghese") doveva essere eliminato. Un altro aspetto del regime fu il trasferimento coatto degli abitanti delle città nelle campagne che causò moltissime vittime e spopolò la capitale. Il "nemico", tuttavia, finì per essere l'intero popolo stesso: i detenuti nelle spaventose prigioni venivano torturati continuamente fino allo svenimento in modo da ottenere i nomi dei presunti traditori (ogni persona denunciava una sessantina di nomi, conoscenti, ex vicini di casa...chiunque, pur di non essere più torturato; e ciascuno di questi sessanta ne denunciava altri). La prigione più famigerata fu senza dubbio quella di Tuol Sleng, un ex ginnasio francese dell'epoca coloniale. Il nome che gli fu dato dai khmer rossi è "S-21", cioè "ufficio 21". Oggi è stato trasformato nel Museo del Genocidio. Qui centinaia di migliaia di persone trovarono la morte.

Pochissimi sopravvissero e tuttora portano le cicatrici fisiche e psicologiche di questa terribile esperienza. Il museo, oggi, mostra ogni cella esattamente come era stata trovata e con la foto della persona che lì fu torturata. Ci sono fotografie degli strumenti di tortura utilizzati e di persone che ne furono uccise; la prima forma di tortura da utilizzare era quella della "pressione politica"; quando questa non funzionava, si passava alla tortura fisica, anche questa divisa in fasi. In realtà, è ben chiaro che la tortura fisica veniva usata in ogni caso, ad intensità diverse. Chi lavorava alla prigione doveva imparare una serie di gesti a memoria, sempre uguali, altrimenti il prigioniero sarebbe potuto fuggire, suicidarsi...oppure la coscienza avrebbe potuto risvegliarsi e capire che quei gesti erano sbagliati. Ma questo era l'indottrinamento: ascolta, impara, memorizza, ripeti. All'infinito. Molti degli assassini si rifiutano di credersi tali, dicono che per anni hanno soltanto eseguito degli ordini e che, se non l'avessero fatto, sarebbero stati uccisi esattamente come gli altri.

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