LA RICERCA DELLA VERITA' E DEI COLPEVOLI
IL PROCESSO DI HADAMAR
Tra l'8 ed il 15 ottobre 1945 si svolse il primo processo ai responsabili nazisti di massacri di massa in territorio controllato dagli statunitensi. Sin dai primi mesi di occupazione, gli Alleati avevano dato la caccia ai responsabili di violazioni alle convenzioni internazionali che regolavano la condotta di guerra. L'obiettivo principale consisteva nella punizione degli assassinii di prigionieri alleati in dispregio della Convenzione di Ginevra. Quando però nel marzo 1945 fu scoperta l'attività della clinica di Hadamar vicino alla città di Limburg si pose un problema di giustizia internazionale. Ad Hadamar erano state eliminate circa 10.000 persone tra il gennaio e l'agosto 1941 e, successivamente, sino alla fine della guerra altre 4.400 persone. Di fronte a questo crimine emerse tutta la impreparazione del diritto internazionale di fronte ai massacri di massa. Il problema era complesso. L'ostacolo principale era dato dalla nazionalità delle vittime: cittadini tedeschi disabili.
Per questo motivo, essendo i carnefici di nazionalità tedesca esattamente come le loro vittime, i crimini non sembravano poter essere considerati come reati perseguibili dal diritto internazionale. Nell'ottobre del 1945 non esistevano gli strumenti giuridici per condurre un processo contro i responsabili dello sterminio dei disabili in Germania. Soltanto il 10 dicembre 1945, con la promulgazione della legge numero 10, venne creato il delitto di "crimini contro l'umanità". Mancando gli strumenti giuridici il tribunale era di fatto e de iure incompetente. Così il processo di Hadamar fu possibile soltanto perchè negli ultimi mesi di guerra nella clinica erano stati inviati 476 cittadini sovietici e polacchi ammalati di tubercolosi che erano stati poi eliminati. Poichè queste vittime appartenevano a nazioni alleate degli Stati Uniti, il tribunale americano potè istruire il processo in piena legalità. La natura di questo processo mostra tutti i limiti della giustizia: i carnefici infatti furono condannati per una parte trascurabile dei loro crimini mentre il grande sterminio rimase totalmente in ombra.
IL PROCESSO DI NORIMBERGA
Dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946, nella sala 600 della Corte d'Assise del Palazzo di Giustizia di Norimberga (Fürther Strabe 110), operò il Tribunale Militare Internazionale, istituito con delibere delle tre grandi potenze - Stati Uniti d'America, Unione Sovietica e Gran Bretagna - in occasione delle conferenze tenute a Mosca (1943), Teheran (1943), Jalta (1945) e Potsdam (1945). Su incarico del Presidente degli USA Truman, il giudice federale americano Robert H. Jackson, che durante lo svolgimento del processo svolse le funzioni di primo Pubblico Ministero per gli USA, organizzò l'intero procedimento. Fu lui a consigliare Norimberga come sede per lo svolgimento del processo, in quanto all'epoca era l'unica città con un palazzo di giustizia sufficientemente capiente, non danneggiato dai bombardamenti e vicino ad un carcere.
Poichè l'Unione Sovietica aveva richiesto che fosse Berlino a venir designata come sede per lo svolgimento del processo, si stabilì che Berlino fosse la sede permanente della Corte, ed al contempo che il primo procedimento venisse svolto a Norimberga, riservando altresì alla Corte stessa di stabilire in quale sede si dovessero celebrare i successivi processi, i quali tuttavia non vennero più effettuati a causa della guerra fredda. Ciascuna delle quattro grandi potenze (nel frattempo ne era entrata a far parte anche la Francia) inviò un proprio giudice ed un supplente. Anche la pubblica accusa era costituita da pubblici ministeri provenienti dai paesi delle quattro potenze. Il 18 ottobre 1945 si svolse l'udienza di apertura del Tribunale Militare Internazionale, nell'edificio del "Kammergericht" (Corte d'Appello) di Berlino (sede del consiglio di controllo degli alleati).
Presidente della Corte era il giudice sovietico Jola T. Nikitschenko. I rappresentanti della pubblica accusa presentarono la richiesta di rinvio a giudizio, come atto d'imputazione, nei confronti di 24 principali criminali di guerra e di sei organizzazioni: corpo dei dirigenti politici del partito NSDAP, le SS, la SA, il Governo del Reich, lo Stato Maggiore, la Gestapo ed il Servizio di sicurezza. Dal 20 novembre 1945 al 31 agosto 1946 il procedimento proseguì a Norimberga. La Corte era presieduta dal giudice britannico Lord Geoffrey Lawrence. Nel corso di 218 giorni di fase dibattimentale fu sentita, fra l'altro, la deposizione di 360 testimoni escussi. Si prese inoltre atto, come ulteriori mezzi di prova, di 200.000 dichiarazioni giurate. Il diritto procedurale applicato si orientava essenzialmente alla pratica giudiziaria anglo-americana.
Nel suo operato la Corte, all'interno del palazzo di giustizia di Norimberga, venne coadiuvata da più di 1.000 collaboratori (personale per gli interrogatori, interpreti, traduttori, dattilografi etc.).
Contrariamente a quanto previsto originariamente, non ebbero luogo altri procedimenti internazionali. Dal 1947 al 1949 a Norimberga gli Americani effettuarono dodici procedimenti penali militari a carico di politici, militari, dirigenti dell'economia, medici, giuristi, membri del ministero degli affari esteri, etc. Procedimenti analoghi furono svolti anche nelle zone d'occupazione francese, britannica e sovietica. I protocolli (processi verbali del procedimento) relativi al Tribunale Militare Internazionale furono pubblicati nel 1947/49. Essi constano di 22 volumi per un totale di 14.638 pagine.
I capi d'imputazione
Congiura contro la pace mondiale;
Progettazione, provocazione e svolgimento di una guerra d'aggressione;
Crimini e violazioni contro il diritto bellico;
Crimini contro l'umanità.
I principali gerarchi nazisti imputati come criminali di guerra
Martin Bormann (1900-1945). Agricoltore, dal 1933 capo di stato maggiore e stretto collaboratore di Hitler. Imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4, fu condannato alla pena capitale per i capi d'accusa 3 e 4. Non presente al processo, in quanto si persero le sue tracce dopo una probabile fuga dal bunker di Hitler a Berlino. Il suo corpo viene ritrovato nel 1972 a Berlino durante alcuni scavi.
Karl Dönitz (1891-1980). Grande ammiraglio, dopo la morte di Hitler il 2 maggio 1945 costituì un "governo d'affari del Reich". Imputato dei capi d'accusa 1, 2 e 3, fu condannato per i capi 2 e 3 a 10 anni di reclusione. Scarcerato nel 1956.
Hans Frank (1900-1946). Avvocato, dal 1939 governatore generale in Polonia. Imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4, fu condannato alla pena capitale per i capi 3 e 4.
Wilhelm Frick (1877-1946). Ministro dell'interno del Reich. Imputato per i capi d'accusa 1, 2, 3 e 4, fu condannato alla pena capitale per i capi 2, 3 e 4.
Hans Fritzsche (1900-1953). Giornalista, dal maggio del 1933 direttore delle informazioni presso il servizio stampa del Ministero della Propaganda. In un certo senso imputato al posto di Goebbels, che si era suicidato. Imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4, fu assolto. Nel procedimento di denazificazione fu condannato a 9 anni di campo di lavoro. Scarcerato nell'autunno del 1950.
Funk Walter (1890-1960). Giornalista esperto in scienze economiche. Ministro dell'economia del Reich e dal 1939 presidente della Deutsche Reichsbank (Banca Centrale del Reich). Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4, fu condannato all'ergastolo per i capi 2, 3 e 4. Scarcerato nel 1957 per malattia.
Hermann Göring (1893-1946). Ministro dell'interno della Prussia, istituì il Geheimes Staatspolizeiamt che successivamente divenne la Geheime Staatspolizei (Gestapo). Dal 1936 mobilitò le forze economiche del Reich per il riarmo. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4, fu condannato alla pena capitale per tutti e quattro. La vigilia della data per cui era prevista la sua esecuzione, si suicidò con cianuro di potassio. La provenienza della capsula contenente il veleno non è mai stata chiarita definitivamente.