IL MOVIMENTO NAZISTA - ORIGINI E FONDAMENTI IDEOLOGICI

Quando si parla di nazismo si usa spesso tale termine per riferirsi indirettamente sia al "movimento" nazista, sviluppatosi in Germania a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, sia allo "Stato" nazista inteso come governo dispotico del Reich tedesco fra il gennaio 1933 ed il maggio 1945. Evidentemente ci sono stati molti elementi di continuità fra "movimento" e "Stato" nazisti, primo fra tutti la centralità della figura di Hitler; tuttavia è importante individuare e sottolineare le innegabili differenze fra i due fenomeni per comprendere appieno i motivi del successo nazista, basato anche sulla capacità del partito di superare il momento "dinamico" e movimentista del suo sviluppo in vista dell'edificazione di un potere monolitico e dispotico.

Il partito nazionalsocialista (NSDAP), nato nell'agosto del 1920, si può inscrivere nel più generale movimento di rifiuto degli esiti della prima guerra mondiale da parte della destra tedesca, nazionalista e militarista, ancora legata ai fasti dell'Impero e compatta nel considerare il trattato di Versailles un puro e semplice diktat imposto alla Germania. La sconfitta era da attribuirsi, secondo i nazionalisti e i conservatori, non tanto alla forza militare dell'Intesa, quanto al tradimento di marxisti e pacifisti che avevano sabotato la guerra all'interno del paese, pugnalando alle spalle l'esercito non ancora sconfitto sul campo. Per costoro, infatti, i "bolscevichi" tedeschi, al "Soldo dell'Unione Sovietica", avevano vanificato gli sforzi di milioni di soldati fedeli al Reich, minando la resistenza della popolazione fino a provocare le cosiddetta "rivoluzione di novembre" ed infine il crollo dell'Impero e la nascita della Repubblica tedesca. Se a tutto ciò aggiungiamo la difficilissima situazione economica e psicologica di milioni di reduci, impossibilitati a reinserirsi nel mondo del lavoro e nella società a causa della grave crisi post-bellica, è facile comprendere come la propaganda nazionalista trovasse tanti tedeschi pronti a dimenticare le responsabilità del governo imperiale e delle classi dirigenti nello scatenamento della guerra e nella sua infelice condotta. Il movimento nazista aggregava elementi abbastanza eterogenei tra loro: il nazionalismo, l'anti-socialismo, la frustrazione degli ex combattenti, la rabbia dei piccolo-borghesi rovinati dalla guerra, le tendenze antisociali degli strati più bassi della società , disoccupati e sottoccupati. In quest'ottica anche il capitalismo, l'egoismo imprenditoriale, erano denunciati dai nazisti come causa della dissoluzione sociale e nazionale. Il vocabolo "socialista", usato per definire il partito (NSDAP ciò Partito Nazional-socialista dei Lavoratori Tedeschi), non era solo una concessione allo spirito dei tempi, bensì serviva ad evidenziare il generale carattere "rivoluzionario", anti-sistema, anti-capitalistico del partito.


Quando si parla di nazismo si usa spesso tale termine per riferirsi indirettamente sia al "movimento" nazista, sviluppatosi in Germania a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, sia allo "Stato" nazista inteso come governo dispotico del Reich tedesco fra il gennaio 1933 ed il maggio 1945. Evidentemente ci sono stati molti elementi di continuità fra "movimento" e "Stato" nazisti, primo fra tutti la centralità della figura di Hitler; tuttavia è importante individuare e sottolineare le innegabili differenze fra i due fenomeni per comprendere appieno i motivi del successo nazista, basato anche sulla capacità del partito di superare il momento "dinamico" e movimentista del suo sviluppo in vista dell'edificazione di un potere monolitico e dispotico.

Secondo il programma della NSDAP, i capitalisti dovevano rinunciare all'illimitato sfruttamento degli operai i quali, a loro volta, avrebbero dovuto abbandonare ogni lotta di classe a favore della pacificazione nazionale; ciò equivaleva a sostenere la necessità del "corporativismo" all'interno del mondo del lavoro. Imprenditori e operai, "capi e seguito" come dicevano i nazisti, dovevano cooperare in vista dello sviluppo produttivo evitando qualsiasi conflittualità; in pratica, ciò significava piegare totalmente la classe operaia alla volontà padronale.

Un altro elemento che interessava gran parte della destra estremista, e non solo di quella, era un viscerale antisemitismo. Muovendo dalle tradizioni antiebraiche delle chiese cristiane il nazismo, come altri movimenti analoghi, identificò nell'ebraismo, nella cosiddetta "congiura ebraica internazionale", la fonte di tutti i mali che affliggevano la Germania. Gli ebrei, estranei alla tradizione tedesca, animatori della finanza internazionale che con le riparazioni di guerra voleva strangolare la patria, massicciamente presenti nelle file del marxismo e dei partiti operai, erano per molti Tedeschi il nemico supremo da schiacciare. In questo modo, per i nazisti essi divennero il capro espiatorio per qualunque difficoltà si presentasse.

In sintesi fra tutti i partiti ed i gruppi che si muovevano all'interno della destra weimariana, la NSDAP fu quello che con maggior virulenza ed intransigenza interpretò la crisi della Germania come crisi di un modello di società democratica e moderna. Confluivano nelle teorie naziste elementi deformati e strumentalizzati del pensiero di filosofi come Hegel o Nietzsche, degli esponenti del romanticismo tedesco insieme ai classici del razzismo europeo, come Gobineau e Chamberlain, ed alle interpretazioni del darwinismo in chiave sociale. Tutto ciò veniva riferito al centrale concetto di "razza", all'unità spirituale del popolo, al mito dell'arianesimo. Espressione di questa unità mistica, elemento centrale dell'ideologia nazista, era la figura del Capo Supremo, del Fü hrer, guida infallibile della Germania verso una nuova grandezza.

LA GRANDE CRISI E IL MOVIMENTO NAZISTA


Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, diretto da Hitler a partire dal luglio del 1921, restò sino alle elezioni del settembre 1930 una componente del tutto marginale all'interno del panorama politico tedesco; in particolare la NSDAP si presentava con forte connotazione regionalistica essendo il suo campo d'azione ristretto essenzialmente alla Baviera e alla città di Monaco. Nelle elezioni del 1924 le liste naziste, appena camuffate, ottennero quasi due milioni di voti; tuttavia il più grande partito della destra nazionalista restava quello nazionalpopolare di Alfred Hugenberg che ottenne circa il triplo dei voti della NSDAP. Durante la prigionia Hitler si convinse della necessità , per il suo partito, di abbandonare la politica dell'avversione violenta per abbracciare una tattica legalitaria che permettesse al partito di trovare maggiori consensi sia fra le popolazioni sia fra le classi dirigenti, spaventate dal tentato colpo del 1923. Ciò non significava però rinunciare ad una propria forza paramilitare, infatti vennero riorganizzate le SA (Squadre d'assalto), che trovarono in Röhm un capo efficiente e capace. Le SA venivano usate soprattutto per colpire le organizzazioni social-comuniste ed i loro aderenti, mentre la facciata di rispettabilità del partito doveva sedurre i ceti medi e gli ambienti della destra tradizionale.

In quest'ottica divenne sempre più importante organizzare un'efficace propaganda, fondata su pochi e semplici concetti (nazione, razza, grandezza tedesca, punizione dei nemici) che servisse ad ampliare le basi di consenso del partito in tutte le classi sociali. Sino al 1929 la NSDAP rimase un partito molto piccolo, con poche migliaia di iscritti. Ma come già abbiamo detto la grande depressione rese enormemente fluido il panorama politico tedesco. Milioni di disoccupati, sottoccupati, sradicati di ogni tendenza cominciarono a guardare ai partiti più estremi come all'unica salvezza di fronte alla catastrofica crisi che i partiti tradizionali non parevano in grado di controllare.

Non furono pochi gli ex-comunisti che confluirono sotto le banche naziste, accanto ai disoccupati o ai piccolo borghesi rovinati dalla crisi. Nell'aprile del 1932 ebbero luogo le elezioni presidenziali. Venne eletto, con oltre 19 milioni di voti, il vecchio maresciallo Hindenburg; Hitler seppur sconfitto, ottenne un grande successo personale ricevendo quasi 13 milioni e mezzo di voti. L'elezione di Hindenburg fu permessa dal concentrarsi sulla sua candidatura dei voti cattolici e socialdemocratici in funzione anti-hitleriana. In ogni caso, l'elezione alla presidenza della Repubblica di un monarchico come Hindenburg, apertamente legato al vecchio Impero germanico, con i voti socialisti e cattolici, indicava piuttosto chiaramente lo stato di avanzato disfacimento nel quale si dibatteva la repubblica. Se a ciò aggiungiamo l'aperta frattura esistente, all'interno della sinistra, tra comunisti e socialdemocratici che si accusavano a vicenda di favorire i piani nazisti, appare chiaro come si ponesse all'ordine del giorno una candidatura di Hitler alla cancelleria del Reichstag. Nel luglio si tennero le nuove elezioni volute dal cancelliere Franz Von Papen, aperto esponente degli interessi degli agrari, succeduto a Brüning nel maggio del 1932. I nazisti passarono da 107 a 203 seggi, raccogliendo con oltre 13 milioni di voti. La NSDAP era ora il più grande partito tedesco. Era venuto il momento per Hitler di compiere l'ultimo e decisivo passo verso il potere.

In sintesi fra tutti i partiti ed i gruppi che si muovevano all'interno della destra weimariana, la NSDAP fu quello che con maggior virulenza ed intransigenza interpretò la crisi della Germania come crisi di un modello di società democratica e moderna. Confluivano nelle teorie naziste elementi deformati e strumentalizzati del pensiero di filosofi come Hegel o Nietzsche, degli esponenti del romanticismo tedesco insieme ai classici del razzismo europeo, come Gobineau e Chamberlain, ed alle interpretazioni del darwinismo in chiave sociale. Tutto ciò veniva riferito al centrale concetto di "razza", all'unità spirituale del popolo, al mito dell'arianesimo. Espressione di questa unità mistica, elemento centrale dell'ideologia nazista, era la figura del Capo Supremo, del Führer, guida infallibile della Germania verso una nuova grandezza.

HITLER AL POTERE


Fu nel corso del 1932 che la crisi politica delle istituzioni repubblicane raggiunse il culmine in concomitanza con la spaventosa crisi economica che da due anni colpiva l'apparato produttivo tedesco e le campagne. La tensione politica e ideologica era cresciuta senza posa: nazisti da una parte e socialcomunisti dall'altra si scontravano in continuazione in un clima da guerra civile. Il cancelliere Brüning tentò , tardivamente, di operare qualche cauta riforma, ad esempio dando una parte delle terre incolte ai contadini. Questo fatto, unito all'accusa che gli veniva rivolta dai circoli conservatori di non essere abbastanza intransigente con la sinistra rivoluzionaria, condusse alla sua caduta. Hindenburg gli ritirò la fiducia e cancelliere divenne, nel maggio 1932, Von Papen. Il nuovo cancelliere, del tutto succube del capo dello Stato, era l'aperto rappresentante degli agrari e dei circoli reazionari. Egli lasciò praticamente mano libera alle SA, che ora contavano quasi 500000 uomini, pensando di usare i nazisti per riportare l'ordine nel paese e poter costituire un forte partito conservatore. Tuttavia proprio in quell'anno la grande industria, gli agrari e l'esercito fecero la scelta definitiva: tutto il loro appoggio, soprattutto economico, si concentrò sui nazisti considerati l'unica forza capace di restaurare ed imporre un forte potere borghese-conservatore. Nel contempo, comunisti e socialdemocratici, in lotta tra di loro, dimostravano tutta l'impotenza della sinistra tedesca, dibattuta tra il rivoluzionarismo verbale e l'assoluta immobilità politica. Nel dicembre Von Papen, messo in minoranza dai nazisti che ora miravano alla cancelleria, venne sostituito dal generale Schleicher; un rappresentante dell'esercito assumeva ora direttamente la direzione del governo.

Schleicher tentò di ottenere l'appoggio sia dei sindacati che dell'ala più rivoluzionaria del nazismo, ipotizzando alcune riforme di blando tenore anticapitalistico: ma tale tentativo si infranse contro la resistenza degli industriali e degli agrari che iniziarono a premere decisamente su Hindenburg perchè affidasse la cancelleria a Hitler. Anche settori importanti dell'esercito, guidati dai generali Von Blomberg e Von Seeckt, reputarono venuto il momento di "usare" Hitler per imporre il proprio volere sullo Stato. Industria ed esercito si saldavano così, a difesa dei propri interessi, attorno alla figura di Hitler.

Il 28 gennaio del 1933 Schleicher si dimise. Il 30 gennaio Hindenburg affidò ad Hitler l'incarico di formare il nuovo governo, nel quale Von Papen avrebbe dovuto rappresentare gli interessi dei circoli conservatori tradizionali. La repubblica di Weimar era morta; i nazisti erano ora al potere.

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