I MEZZI DELLA PROPAGANDA

Il Regime Fascista seppe sfruttare al meglio i nuovi mezzi di comunicazione di massa che permisero una rapida diffusione delle sue ideologie, plagiando così l'intera popolazione Italiana.

LA RADIO:

Più di ogni altro mezzo assunse un ruolo di primo piano. I programmi trasmessi erano costituiti per lo più da discorsi tenuti dal Duce, marce ufficiali o conversazioni sul razzismo. La radio diventò la voce ufficiale dello Stato. L’attività di diffondere o controllare l'informazione nel regime fascista si basava secondo un principio ben definito: "Ciò che è nocivo al partito si evita, ciò che è utile al Regime si fa!".

Nacque così L'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, anche conosciuto con la sigla EIAR.

Fu un ente pubblico dell'Italia fascista, titolare delle trasmissioni radiofoniche, di tipo broadcast, sul territorio nazionale. L'EIAR svolgeva quindi la propria attività di editore e operatore radiofonico in regime di monopolio.

L'EIAR fu costituita nel 1927 dall'assorbimento dell'Unione Radiofonica Italiana. Nel 1927-1928 il governo italiano assunse il controllo azionario dell'URI e la trasforma in ente pubblico con denominazione Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Ad essa affidò la gestione radiotelegrafica per i successivi 25 anni. Nel 1944 l'EIAR assunse la denominazione Radio Audizioni Italiane e nel 1954, diventando anche operatore televisivo, la denominazione RAI - Radiotelevisione Italiana.

LA STAMPA:

È importante sottolineare come il controllo attuato dal regime dell'informazione fu possibile grazie all'acquisto, tra il 1911 e il 1925, delle maggiori testate giornalistiche e grazie all'introduzione degli albi. I quotidiani, attuando una censura su cronache nere o fallimenti economici, dipingevano il periodo fascista come un modello storico di pace e moralità. Lo stesso accadde nei giornali per bambini, volti ad inculcare nella testa dei più piccoli le ideologie fasciste (superiorità dei bianchi sui neri ,malvagità degli ebrei) Già dai primi anni del Regime la stampa fu sottoposta ad un controllo formale. Nonostante per Mussolini avesse il controllo sulla maggior parte dei giornali, alcuni quotidiani di opposizione come La Stampa e Il Corriere della Sera riuscirono a sopravvivere. Con le Leggi Fascistissime e quelle del 25, Mussolini dispose che ogni giornale avesse un direttore responsabile iscritto al partito fascista e che il giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo.

Queste leggi inoltre istituirono “L’Ordine dei Giornalisti” i cui membri, ovviamente, dovevano far parte del Partito Fascista. Mussolini creò inoltre l'Ufficio Stampa che, nel 37, venne trasformato in Ministero della Cultura Popolare. Questo ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime, diffondendo i cosiddetti “ordini di stampa” ( o veline) con i quali si impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l'importanza dei titoli e la loro grandezza. Il Min.Cul.Pop, oltre a controllare le pubblicazioni, si pose come obiettivo quello di suscitare entusiasmo ed esaltare il mito del Duce.

COMIZI E MANIFESTAZIONI:

Mussolini fu in grado di sfruttare la sua forte capacità oratoria, riuscendo a convincere e ad ottenere consensi fortissimi durante i comizi e le manifestazioni organizzate dal Partito Fascista Italiano.

-SIMBOLOGIA DEL REGIME:

Tutti noi, quando parliamo di un partito politico, accomuniamo subito il nome ad un simbolo, come ad esempio potrebbe essere la falce e il martello per il vecchio Partito Comunista Italiano o la fiamma tricolore per il Movimento Sociale. Anche il nome chiarisce le idee a cui si ispirano come ad esempio, socialismo che significa (società) o comunismo da (comunità).

Molto più difficile, invece, definire la parola “fascismo” come anche tutti i simboli ad essa associati. Naturalmente, con il passare del tempo, questi sono aumentati e il neofascismo ha fatto suoi alcuni simboli (come la croce celtica) che in passato nulla hanno avuto a che fare con il fascismo, quello originale almeno. Vediamo quindi quali sono questi simboli che il regime utilizzava ovunque in modo da renderli il più visibile possibile alla popolazione. La parola “fascismo” deriva dal fascio di verghe che venivano portate nell'antica Roma da appositi addetti chiamati "littori" (da qui la denominazione "fascio littorio"). I fasci littori erano le guardie del corpo personali del magistrato e rappresentavano il potere che avevano di uccidere il re. Il Fascio veniva ornato d’alloro in occasione dei trionfi e portato rovesciato per i lutti gravi. Fu utilizzato anche nel rinascimento da società segrete di ispirazione massonica. Nella seconda metà dell'Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, il Fascio Littorio continuò ad essere impiegato dalle forze di sinistra: Fasci dei Lavoratori, organizzazioni proletarie di contadini siciliani, Fasci di Azione Rivoluzionaria. Con la costituzione di un Fascio Parlamentare di Difesa Nazionale, dopo la disfatta di Caporetto, il termine Fascio cominciò ad essere legato alla necessità di un’ unione nazionale al di sopra degli interessi dei partiti. Come tale, ma accompagnato da rivendicazioni rivoluzionarie, l'emblema Romano venne accolto da Benito Mussolini, divenendo il simbolo dei Fasci di Combattimento e in seguito del Partito Nazionale Fascista per simboleggiare l'unione del popolo italiano e per ispirarsi alla potenza e alla grandezza del popolo romano.

-IL FASCIO LITTORIO DEL FASCISMO:

Il fascio littorio era costituito da un fascio di verghe legate con nastri tricolori con inserita all'interno una scure. Simboleggiava la volontà di dominare i territori appartenuti un tempo all’impero romano. Significava anche l'unità del popolo italiano in un periodo in cui le tensioni sociali dividevano il paese tra nord e sud. Durante il ventennio di governo fascista su molte costruzioni pubbliche ed opere d'arte (come ad esempio il Vittoriano a Roma) non mancò il fascio che veniva scolpito sui muri.

A partire dal 1928, il "fascio" fu introdotto sulle targhe automobilistiche posteriori. La prima di queste targhe qui mostrate è stata emessa tra il 1928, appunto, e il 1932 dal momento che il codice di provenienza (CR) è ancora successivo al numero, mentre le altre due targhe sono successive al 1932. La targa Roma-0101 è stata utilizzata su un veicolo del corpo diplomatico tra il 1936 e il 1944 e la differenza dalle altre targhe utilizzate sui veicoli normali è lo zero iniziale.

L' AQUILA:

L’aquila romana, un altro simbolo ripreso dal fascismo, era rappresentata soprattutto con le ali aperte. Anche questo simbolo, che si rifaceva chiaramente alla civiltà romana, era manifestazione di grandezza e di ricordo delle vittorie di Roma antica. Capitava spesso che l’aquila tenesse il fascio nei suoi artigli, come si poteva vedere sulla bandiera della repubblica sociale di Salò .

LA V MAIUSCOLA:

Dopo la creazione dell'alleanza tripartita tra Italia, Germania e Giappone, si cercò un simbolo che potesse far capire alla gente la potenza dei tre stati. Questo simbolo divenne la V perché era l'iniziale della parola “vittoria” ed anche perché simboleggiava i tre vertici con l'Italia, naturalmente, al centro.

LA CROCE CELTICA:

Un altro simbolo, forse quello più rappresentativo oggi, è la Croce celtica, che però non ha niente a che fare con l'antica Roma, anzi veniva usato in antichità proprio da quei popoli che gli antichi romani consideravano barbari e quindi nemici. È costituito da una croce circondata da un cerchio. Presso le popolazioni germaniche simboleggiava il sole e quindi era sacro. Dal Paganesimo al Cristianesimo, la Croce Celtica raffigura i Quattro Elementi (croce: Acqua, Aria, Terra, Fuoco; cerchio: lo Spirito, cioè il Quinto Elemento), il punto d'incontro tra il mondo terreno (asse orizzontale della croce) e quello divino (asse verticale) nell'infinità dell'universo (il cerchio). I movimenti neo-fascisti hanno deciso di riprendere questo simbolo aggiungendo però, come nel caso del movimento sociale, la fiamma tricolore che arde sullo sfondo della croce celtica.

LA FORMAZIONE DEL FASCISTA

LA SCUOLA:

Nel campo dell'educazione il fascismo esordì con la riforma della scuola promossa da Giovanni Gentile nel 1923, che Mussolini definì come la piùfascista delle riforme. Essa mirava a ridare dignità al ruolo di maestro e agli studi, assegnando alla scuola pubblica un'alta funzione di controllo.

I principi fondamentali della Riforma Gentile sono i seguenti:

1. la scuola è sottoposta al controllo statale, specie mediante gli esami per il passaggio da un grado di apprendimento a quello successivo;

2. viene istituito un albo professionale degli insegnanti, i quali vengono selezionati per mezzo di concorsi pubblici;

3. viene rafforzata la gerarchia all'interno degli istituti: a capo di essi vengono posti direttori (per la scuola elementare), presidi (per la scuola media), e rettori (per l'università).

L’orientamento scolastico comprende:

1. scuole primarie ed elementari;

2. scuole complementari per l'avviamento al lavoro;

3. scuole medie, distinte in tre indirizzi: istituto tecnico professionale, ginnasio/liceo classico o scientifico e istituto magistrale.

I professori antifascisti furono inesorabilmente eliminati. Il 1939 è l'anno decisivo per una seconda importante svolta scolastica: il ministro Giuseppe Bottai fa approvare dal Gran Consiglio del Fascismo la "Carta della Scuola", con la quale si stabiliscono principi, fini e metodi per la realizzazione integrale dello stato fascista che mira soprattutto alla formazione della "coscienza umana e politica delle nuove generazioni". La "Carta" attraverso le sue 19 "dichiarazioni" indica ordinamenti, insegnamenti e orari che vanno dalla scuola materna al sistema universitario e stabilisce che nell’ "ordine fascista età scolastica ed età politica coincidono". Affiancati alla scuola nascono la G.I.L. (Gioventù italiana del Littorio) e i G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti), con l'obbligo della frequenza dei "cittadini dalla prima età ai ventuno anni". Vengono istituite, accanto alla media unica, la scuola artigiana (per le campagne e i piccoli centri) e quella professionale (per le grandi città). Queste permettono ai più capaci l'accesso ai collegi fascisti, altamente militarizzati. La "Carta Bottai" tiene conto delle nuove realtà sociali; in particolare programma l'introduzione nella scuola degli strumenti di comunicazione di massa come la radio. Analizzando più specificamente il mondo della scuola, ci soffermiamo sulle materie d’insegnamento. Confrontandole con le odierne, ritroviamo materie particolari quali "Storia e cultura fascista", "Bella scrittura" e "Igiene e cura della persona", come emerge dalle pagelle di quegli anni. Per creare "l’italiano nuovo" la scuola fascista proponeva testi scolastici, quaderni, diari e pagelle in cui si esaltava il fascismo sia attraverso le immagini, strumento rapido ed efficace, che attraverso i contenuti. Prendendo ad esempio in esame il Libro della Seconda Classe Elementare, si trovano brani, filastrocche e storie in cui la vita militare e in particolare la figura del Duce e la storia del fascismo ricoprono grande spazio. Dal Libro della Terza classe emergono brani sempre più complessi sotto l'aspetto grammaticale, che hanno però lo stesso sfondo propagandistico. Passando alla Quinta Classe, risaltano per originalità problemi geometrici e aritmetici davvero singolari: calcolare la superficie complessiva delle province italiane della Libia o calcolare le bombe sganciate da un aereo da guerra per esempio. In meccanica il moto uniforme era spiegato con l'esempio del passo dell’oca. La grammatica veniva insegnata proponendo l’analisi logica di frasi come "Io ho lavorato con piacere tutto il giorno" o "I nemici si affrontano con coraggio". Le letture infine trattavano svariati temi d'attualità, come "La razza latina", "Gli ebrei", "Parla il Duce" o "L’emigrazione". L’inquadramento del tempo libero del popolo comprendeva l'organizzazione paramilitare e parascolastica conosciuta con il nome di Opera Nazionale Balilla, l'Opera Nazionale Dopolavoro e numerose agevolazioni per viaggi e svaghi collettivi e al Sabato e alla Domenica Fascista.

  

-OPERA NAZIONALE BALILLA:

L'Opera Nazionale Balilla, anche conosciuta con l'acronimo ONB, fu un'istituzione fascista a carattere parascolastico e paramilitare. Fondata nel 1926 come ente autonomo, l'ONB confluì nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio) a partire dal 1937. La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso detto "Balilla", il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746: un'immagine di modello rivoluzionario cara al regime fascista. Il fascismo delle origini si proponeva come un movimento di rottura rispetto allo Stato liberale giolittiano e alle sue istituzioni, compresa la scuola. In questo senso, già nel 1919, un futurista e fascista della prima ora come Filippo Tommaso Marinetti aveva proposto l'istituzione di "scuole di coraggio fisico e patriottismo" in cui "gli oramai preistorici e trogloditici corsi di greco e di latino" sarebbero stati rimpiazzati da esercitazioni modellate su quelle degli Arditi durante la Prima Guerra Mondiale: "avanzata carponi sotto un tiro radente di mitragliatrici; aspettare senza chiudere gli occhi il passaggio radente di una trave sospesa sulla testa, ecc..." Contemporaneamente, tra il 1919 e il 1922, si formarono i primi nuclei studenteschi fascisti: le Avanguardie Giovanili Fasciste e i Gruppi Universitari Fascisti.

Dopo la marcia su Roma, il nascente regime mussoliniano si pose il problema di fascistizzare la società, a partire dai più giovani: nel 1926 Mussolini diede all'ex ardito e sottosegretario all'educazione Renato Ricci il compito di "riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico". Una legge del 3 aprile 1926 sancì così la nascita dell'ONB, che Ricci avrebbe diretto per undici anni. Complementare all'istituzione scolastica, l'ONB era "finalizzata all'assistenza e all'educazione fisica e morale della gioventù". Vi avrebbero fatto parte i giovani dagli 8 ai 18 anni, ripartiti in due sotto istituzioni: i Balilla e gli Avanguardisti. L'ONB mirava non solo all'educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica. Scopo dell'ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell'educazione militare e renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di "fascisti del domani". Nel 1927 il regime fascista sciolse per legge le organizzazioni giovanili non fasciste, tra cui le associazioni scout (gli scout continuarono a svolgere le proprie attività in clandestinità e parteciparono attivamente alla lotta antifascista), ad eccezione della Gioventù Italiana Cattolica, che dovette comunque ridurre le proprie attività. Rigidamente centralizzata, l'ONB fu sin dalla sua fondazione concepita dai fascisti come uno strumento di penetrazione nelle istituzioni scolastiche. All'ONB fu affidato l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole; presidi e insegnanti erano tenuti ad 'aprire le porte' delle strutture scolastiche alle iniziative dell'ONB e a invitare tutti gli studenti ad aderirvi. L'ONB gestiva anche corsi di formazione e orientamento professionale, corsi post-scolastici per adulti, corsi di puericultura e d'economia domestica per le donne, oltre a migliaia di scuole rurali (nel 1937 erano più di seimila). Dopo un primo periodo sperimentale, l'ONB venne stabilmente suddivisa, per età e sesso, in vari corpi:

Corpi maschili :

- Figli della Lupa: 6-8 anni

- Balilla: 9-10 anni

- Balilla moschettiere: 11-13 anni

- Avanguardisti: 14-18 anni

Corpi femminili:

- Figlie della Lupa: 6-8 anni

- Piccole italiane: 9-13 anni

- Giovani Italiane: 14-17 anni

Un Giovane Balilla

Tra i 18 e i 22 anni i giovani entravano poi nei "Fasci Giovanili di Combattimento" e nelle "Giovani fasciste" (gruppi esterni all'ONB). Studenti universitari e delle scuole superiori erano invece tenuti ad aderire ai GUF, Gruppi Universitari Fascisti (anch'essi esterni all'ONB). Oltre ai balilla esistevano anche i marinaretti, che costituivano un'istituzione premarinara alla quale si accedeva dopo aver ottenuto il nulla osta dalla propria legione di appartenenza; ne facevano parte ragazzi dagli 8 anni in poi. A Roma, per esempio, si ritrovavano il sabato alla Caio Duilio sul lungotevere, dove esisteva un veliero a tre alberi e bompresso fissato sul cemento sul quale ci si esercitava con tanto di fiocchi, gabbie, velacci e controvelacci. La divisa era quella blu della Marina Militare. Camicia nera, fazzoletto azzurro, pantaloni grigioverde, fascia nera, fez (il copricapo arabo mutuato dagli arditi): la divisa dei Balilla tradiva l'impostazione paramilitare (e propedeutica alla leva militare vera e propria) dell'ONB. Compagno fedele delle esercitazioni, il moschetto (in versione giocattolo per i Figli della lupa).

Oltre alle esercitazioni post-scolastiche e ai "sabati fascisti", l'Opera Nazionale mobilitava i suoi aderenti per adunate e campi scuola (come i "Campi Dux", raduni nazionali dei migliori Balilla e Avanguardisti). In queste occasioni il regime fascista dava così prova di un processo di fascistizzazione della gioventù ormai compiuto. In realtà le iscrizioni all'Opera Nazionale Balilla non superarono mai il 50% del totale dei giovani, neppure dopo il 1937, quando la Gioventù del Littorio richiese l'iscrizione obbligatoria.

Donne durante il ventennio fascista

"L'educazione fascista"- sosteneva Mussolini- "è morale, fisica, sociale e militare: è rivolta a creare l'uomo armonicamente completo, cioè fascista come noi vogliamo" Per formare il "carattere" era fondamentale suscitare l'emotività dei giovani più che il loro senso critico: "L'infanzia, come l'adolescenza... non può essere alimentata solo di concetti, di teorie, di insegnamenti astratti. Le verità che vogliamo loro insegnare devono parlare prima alla loro fantasia, al loro cuore, poi alla loro mente". All'astrattezza dell'insegnamento tradizionale si opponeva cos’è il "valore educativo dell'azione e dell'esempio". La concezione antiscientifica e irrazionalistica della realtà propugnata dal fascismo tendeva all'interiorizzazione acritica di determinati modelli comportamentali attraverso l'attivismo collettivo, mediante il mantenimento di una costante tensione emotiva. Il giovane doveva uniformarsi all'immagine di una società dinamica, protesa verso obiettivi grandiosi; allo stesso tempo gli era richiesto di inserirsi in un rigido sistema centralizzato e gerarchico. Al vertice della gerarchia, il "Duce" era indicato come l'esempio sublime di "nuovo italiano": ne derivava pertanto un vero e proprio culto della personalità.

Perplessità suscitò una preghiera pubblicata ad uso dei Balilla:

“ Io credo nel sommo Duce, creatore delle Camicie Nere, e in Gesù Cristo suo unico protettore. Il nostro Salvatore fu concepito da buona maestra e da laborioso fabbro. Fu prode soldato, ebbe dei nemici. Discese a Roma, il terzo giorno ristabilì lo Stato. Salì all'alto ufficio. Siede alla destra del nostro Sovrano. Di là ha da venire a giudicare il bolscevismo. Credo nelle savie leggi. La comunione dei cittadini. La remissione delle pene. La resurrezione dell'Italia, la forza eterna, così sia.”

Molti pensarono che queste parole assomigliassero troppo ad una bestemmia. E la preghiera non ebbe futuro.

-OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO:

L'Opera Nazionale Dopolavoro (sigla OND) è un'associazione creata nel 1925 dal regime fascista col compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori. Per definizione statutaria "cura l'elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l'escursionismo, il turismo, l'educazione artistica, la cultura popolare, l'assistenza sociale, igienica, sanitaria, ed il perfezionamento professionale". L’Opera Nazionale Dopolavoro rientrava in quel piano di massimizzazione dei costumi e delle abitudini tesa a plasmare l'uomo nuovo, avviato dal regime nel corso del ventennio: l'obiettivo era costruire stili di vita generalizzati che fossero congeniali all'opera di polarizzazione nazionale. L'OND rappresenta uno degli aspetti più caratteristici dello stato totalitario. Con l'istituzione di questo ente, infatti, il partito fascista ha avuto sempre più la possibilità di penetrare nel tessuto sociale, riducendo lo spazio di manovra delle opposizioni al regime. L'OND offriva dei servizi reali e concreti alla popolazione che così tendeva sempre meno a contestare il regime.

-IL SABATO FASCISTA:

Il 20 giugno del 1935 Benito Mussolini istituì il sabato fascista, riprendendo la già lunga tradizione del sabato inglese, aggiungendovi però connotati marziali. Il sabato fascista interrompeva la giornata lavorativa del sabato alle ore tredici, perché il pomeriggio venisse dedicato ad "attività di carattere addestrativo prevalentemente militare, come ad altre di carattere politico, professionale, culturale e sportivo". Spesso, per gli studenti, erano previste attività ginniche, per mantenersi in forma e per dare sfoggio della propria abilità.

Il decreto costitutivo del Sabato Fascista cercava di regolamentare la vita del cittadino anche la domenica, giornata in cui era previsto si potessero indire "soltanto manifestazioni culturali, sportive e ricreative", lasciando "completamente libera" almeno una domenica al mese.

Astenersi da queste attività poteva portare a ripercussioni da parte del regime. I ragazzi, in divisa e inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste, dovevano seguire corsi di dottrina fascista e compiere esercizi ginnici: volteggi, maneggiare il moschetto, lanciarsi attraverso cerchi di fuoco.

Le ragazze, in camicetta bianca e gonna nera, facevano roteare cerchi, clavette, bandiere e si esibivano nella corsa e nel salto. Le attività sportive vennero regolate nel 1928 all'interno del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

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