GENOCIDIO ARGENTINO
Il 24 marzo 1976 una giunta militare composta dal generale Jorge Videla, comandante in capo dell'esercito, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera, comandante della marina militare e da Orlando Ramon Agosti, comandante dell'aeronautica, prese il potere con un "golpe"(colpo) di stato. Dopo quel giorno ci furono ben 30 mila desaparecidos (il 30% di origine italiana), 2.300 omicidi politici, oltre 10.000 arresti politici e 2 milioni gli esiliati. 500 sono invece i bambini che sono stati sottratti brutalmente alle proprie madri, prima sequestrate e poi sistematicamente uccise dopo il parto, per essere affidati alle famiglie dei militari. Almeno 12.000 vittime rimangono disperse, nonostante gli sforzi compiuti dai loro parenti e dalla società civile per stabilire il loro destino e la localizzazione dei loro resti. In Argentina, diversamente da quello che avveniva nel vicino Cile, venne adottata una "strategia rivoluzionaria".
Niente arresti di massa o fucilazioni, sebbene fosse stata subito proclamata la legge marziale, ma sequestri illegali, torture e infine l'eliminazione fisica. Crimini raccapriccianti, un genocidio selettivo, che eliminò con una feroce repressione tutti i meccanismi di solidarietà creati all'interno delle organizzazioni dei lavoratori e dei movimenti sociali urbani, ma anche tanta gente comune, non necessariamente di sinistra: intellettuali, professionisti, operai.
In Argentina al golpe seguirono i prestiti del Fondo Monetario Internazionale e l'affidamento dell'economia ai "Chicago boys" (gruppo di economisti).
Proprio con questo colpo di stato gli Usa, in stretta alleanza con i militari, riuscirono a trasformare anche l'Argentina in una cavia di capitalismo estremo, reprimendo qualsiasi movimento di opposizione. Gli ultimi tasselli per capire la connessione Usa - Argentina sono comparsi dagli archivi statunitensi e sono stati resi noti dai National Security Archives. La Corte d'assise di Roma ha condannato nel 2007 all'ergastolo, con la pena accessoria di un anno di isolamento in carcere,cinque torturatori per l'uccisione di tre cittadini italiani. Il processo iniziò in Italia quando in Argentina erano ancora vigenti le vergognose leggi dell'obbedienza dovuta che concedevano condono e amnistia verso crimini commessi dai militari durante gli anni della dittatura. E proprio in seguito a questo annullamento i condannati dal tribunale italiano sono già stati processati ed attualmente detenuti in Argentina in attesa di giudizio finale, con l'unica eccezione di Vildoza, latitante dal 1986 e ricercato da entrambi i Paesi.