MAFALDA DI SAVOIA
La tragica storia della principessa Mafalda Maria Elisabetta di Savoia-Assia (Roma, novembre 1902-Buchenwald 28 agosto 1944), secondogenita del re Vittorio Emanuele III ed Elena di Montenegro è tristissima e straziante. La pupilla di casa Savoia aveva sposato il principe tedesco Landgrave Philipp von Hesse, tenente dell'Esercito prussiano. Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari gli conferì un grado nelle SS e vari incarichi. Non si sa se Filippo fosse un nazista convinto, di certo Mafalda, almeno nei primi tempi ammirava Hitler come del resto aveva ammirato Mussolini.
L'unione principesca fu allietata dalla nascita di quattro figli.
Mafalda aveva ricevuto come dono di nozze una villa, a Roma dove abitava quando tornava in Italia.
Nel 1943, in piena guerra mondiale, la principessa Savoia partì alla volta della Bulgaria. Voleva abbracciare la sorella Giovanna di Savoia moglie del re Boris III, agonizzante. La firma della resa dell'Italia agli anglo-americani e il suo annuncio (8 settembre) la colsero Oltralpe. Hitler cercò d'arrestare il Re Vittorio Emanuele III, la Regina e il principe ereditario che però elusero la cattura rifugiandosi a Ortona e poi, via mare, a Brindisi. Mafalda volle a tutti i costi ritornare a Roma per riabbracciare i figli. I piccoli Savoia-Assia erano ben nascosti in Vaticano sotto la protezione del cardinal Montini, il futuro Paolo VI. Proprio mentre li raggiungeva fu catturata dai nazisti e deportata a Buchenwald. Mafalda è stata arrestata il 22 settembre 1943 a Villa Wolkonski sede dell'ambasciata tedesca dove era stata attirata con un inganno. Il 18 ottobre del '43 Mafalda varcò il portone del Campo di concentramento.
La principessa possedeva solo i vestiti che indossava al momento dell'arresto . Le sue richieste di vestiti e biancheria furono sempre negate . Le fu proibito anche di scrivere ed il suo nome venne cambiato con quello di MADAME ABEBA .
Fu rinchiusa in una baracca riservata a prigionieri particolari che non lavoravano e ricevevano il vitto delle SS, poco migliore di quello dei i prigionieri comuni. Soggiornò insieme al socialdemocratico tedesco ed ex ministro Brenschiel, sua moglie e una dama di compagnia.
La principessa ebbe anche occasione di conoscere un prigioniero italiano, il sardo Leonardo Bovini, addetto allo scavo di una trincea antiaerea all'interno del recinto della baracca dove Mafalda era prigioniera. Da lui si ebbe la notizia al Campo della presenza della principessa di Savoia.
Il 24 agosto del '44 Buchenwald venne bombardato dagli alleati anglo-americani. Mafalda rimase ferita gravemente: il braccio sinistro ustionato fino all'osso e una vasta bruciatura sulla guancia. Venne trasportata nella camera di tolleranza del Campo trasformata provvisoriamente in lazzaretto. Fu operata in ritardo dal medico capo delle SS perchè non avesse contatti con i prigionieri e con metodo inadeguato alla circostanza. Non venne soccorsa adeguatamente e dopo quattro giorni d'agonia in preda alla cancrena la sfortunata principessa morì, a soli 42 anni.
La salma della principessa non fu cremata come accadeva normalmente, ma messa in una cassa nera di legno e trasportata a Weimar in Germania nel reparto d'onore riservato ai caduti in guerra nella fossa comune 262 delle SS.
Recentemente si è scoperto che Mafalda non fu mandata subito in Germania ma, prima a Bolzano nel Campo smistamento dei prigionieri (ebrei, zingari, politici).
Ci sono testimoni oculari che l'hanno riconosciuta nel campo di Bolzano. "Era sempre vicina a una signora ebrea. Ma nessuno ha potuto avvicinarla".
La giovane principessa, con la sua triste storia, divenne un simbolo della deportazione femminile.